ROMA – Scioperi della fame e permanenza a oltranza nelle carceri di Lazio e Piemonte. Leo Beneduci, segretario dell’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma della polizia penitenziaria), ha annunciato una clamorosa protesta dopo l’incontro con il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, sul piano carceri. E a fotografare la situazione esplosiva dietro le sbarre ci ha pensato la Comunità di Sant’Egidio che ha diffuso i dati sul sistema giudiziario. A marzo 2010 i penitenziari italiani hanno raggiunto il loro «record storico»: ben 67.271 detenuti in strutture che al massimo potrebbero accoglierne 42 mila. Un sovraffollamento che si registra nonostante il netto calo dei reati. «Il sistema giudiziario italiano è malato, ormai al collasso, perché il carcere non può essere l’unica risposta al problema sicurezza. Bisogna aprire alle misure alternative», afferma il portavoce della Comunità di Sant’Egidio, Mario Marazziti.
SCIOPERO DELLA FAME – Da tempo l’Osapp denuncia le condizioni «insopportabili» di vita e di lavoro nelle carceri. «Nell’attuale disastro penitenziario italiano – denuncia Beneduci – gli unici problemi che si vogliono affrontare sono quelli delle nuove carceri da costruire. In realtà, il sistema ha da tempo perso qualsiasi parvenza di umanità per il personale e per i detenuti». Secondo il sindacato degli agenti penitenziari, il problema va «affrontato nel complesso e non solo dal punto di vista delle infrastrutture. Basta vedere il caso di Rieti: un nuovo carcere pronto e consegnato da mesi e non in grado funzionare in mancanza di personale». Secondo l’Osapp, «i 700 milioni di euro nel 2010 e il miliardo e mezzo di euro nel triennio per le nuove carceri dovrebbero essere destinati a una reale riforma del sistema: aumentare gli addetti di polizia penitenziaria, depenalizzazione dei reati di minore allarme e pericolosità e il reale reinserimento sociale dei reclusi. Così i vantaggi sarebbero molteplici anche in termini di maggiore sicurezza per l’intera collettività”. Per protestare contro questa situazione, gli agenti penitenziari di Lazio e Piemonte hanno deciso lo sciopero della fame e l’autoconsegna nelle caserme, cioè la permanenza all’interno dell’istituto anche dopo il turno di servizio senza quindi raggiungere i propri familiari.